Top of the lake è una miniserie del 2013 diretta da Jane Campion e Garth Davis. Ho deciso di vederla per due motivi: il fatto che laeffe l'avesse inserita nella propria programmazione e l'interesse per l'ambientazione in Nuova Zelanda. Inoltre, volevo concedere un'altra occasione alla Campion dopo Lezioni di piano, un film che sento di non aver proprio capito.
Purtroppo, temo di non aver capito nemmeno Top of the lake. Al che mi si potrebbe obiettare, giustamente, che forse il problema è mio e non suo.
La detective Robin Griffin lascia temporaneamente Sydney e ritorna a Laketop, Nuova Zelanda, per stare con la madre malata. Arrivata in loco, la situazione è un po' questa. C'è una ragazzina dodicenne, Tui, i cui insegnanti scoprono essere incinta di cinque mesi. Il padre di Tui, Mark Mitcham, è un vecchio abominevole che passa il tempo ad amministrare il suo commercio di eroina e ad aizzare i due figli trentenni contro chiunque abbia osato guardarlo male. Robin viene chiamata a occuparsi del caso (ma non lavorava in Australia?) e si scontra subito con la realtà di Laketop, cittadina chiusa e maschilista, da cui è scappata dopo aver subito un grave trauma (la cui natura è facilmente desumibile). All'improvviso, Tui scompare.
La storia, raccontata così, ispira (o almeno ispirava me). Il problema è che temo che i registi si siano concentrati troppo sulla meschinità e sugli orrori compiuti dai cittadini di Laketop più che su uno sviluppo incalzante e coinvolgente della trama. Sia chiaro, i sei episodi scorrono velocemente e si guardano anche volentieri, complici i paesaggi mozzafiato neozelandesi.Tuttavia, penso che si sia dedicato molto tempo a vedere Robin fare gli occhi dolci al ritrovato fidanzatino del liceo e poco tempo ad aggiustare buchi nella trama (come l'assenza della madre di Tui, che si vede per un minuto e poi svanisce nel nulla) o ad approfondire la figura di Mark Mitcham, che pur essendo assolutamente spregevole suggerisce una complessità che sarebbe stato interessante affrontare.
Robin, quando non fa gli occhi da pesce lesso a Johno, è un bel personaggio. Coraggiosa, guidata da nobili ideali, tormentata. Ho apprezzato la sua freddezza nell'affrontare i pericoli.
Un elemento che mi ha lasciata perplessa è la comunità hippie che si stabilisce nei pressi di Laketop. La sua guida spirituale è G.J., donna dalla reputazione da illuminata che non fa altro che fumare, rispondere male alle persone e consigliare a tutti di "ascoltare il proprio corpo" (compresa la povera Tui che non vuole andare in ospedale a partorire). Le adepte di G.J., oltre a lamentarsi della propria vita e parlare di sesso, fanno poco. Ai fini della storia, la loro presenza non mi è chiara, così come il miniplot della storia d'amore di una di loro con Mark Mitcham.
Però... alla fine il mio giudizio non è propriamente negativo. Perché nel corso dei sei episodi non ci sono grandi colpi di scena o rivelazioni. E all'improvviso, a cinque minuti dalla fine, Robin comincia a capirci qualcosa. Il suo pensare e lo scorrere del tempo (manca pochissimo al termine della serie) creano una tensione notevole, che non cala mentre la detective corre a smascherare il colpevole. Non ci sono spiegazioni, non ci sono flashbacks: la verità appare chiara in un attimo. L'aver trovato il colpevole non sembra condurre a nessuna soluzione. Il mondo di Laketop va avanti, come se niente fosse. Un finale un po' amaro.
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