sabato 29 agosto 2015

Gente di Dublino

Vuoto dentro. Vuoto dentro per aver vissuto un'esperienza che mi ha assolutamente riempita e arricchita. Dopo l'ultima sera ritorno a casa e mi sento triste, affranta e soprattutto vuota dentro. Ritorno a casa in autobus, siedo sola in prima fila al secondo piano, lo schermo della città di fronte a me. Le luci passano nel buio che cresce, mi sento vuota. Osservo la città di Dublino che mi ha ospitata per quasi un mese. Sto per andarmene.

Non sentivo un tale vuoto da cinque anni. Me lo ricordo bene. Il 20 agosto 2010, un'uggiosa giornata londinese. È il mio ultimo giorno di scuola e domani un aereo mi riporterà indietro, dove mi aspettano una casa in campagna, una famiglia che teme il mio malcontento e una decisione da prendere che dovrebbe colmarmi di gioia e che invece mi angoscia e non voglio affrontare, perché so che non sarà comunque ciò che desidero. E io ho aspettato tanto questo viaggio, il viaggio della mia vita. Il ritorno trionfale nella mia città.

Ma quella città non era mia. La casa in campagna, la decisione da prendere erano mie. E me ne ero resa conto e non riuscivo nemmeno a piangere. Mi sentivo vuota.

Così adesso. Vuoto dentro. Non so se Dublino sia la città dove voglio vivere. Mi ci sono adattata però, mi sono ambientata subito. La serenità, che non aspettavo, è arrivata. Il mio corpo e la mia mente erano su un'isola.

Vorrei, ho pensato, vorrei essere in grado di dire che rinuncio. Che prendo e me ne vado in Australia, per un anno dall'altra parte del mondo. Vorrei poter dire che rinuncio e mi trasferisco a Londra per scoprire se è davvero la mia città, che mi butterò tra le braccia di prospettive incerte, che non mi importa, che affronterò tutto ciò che mi si para davanti. Poter dire che mi tingerò i capelli di un altro colore, anche se sappiamo tutti che sarebbe stupido, che voglio imparare a cantare e dedicare tempo a studiare un po' di musica, studiare di meno per poter scrivere, anche se qualcuno ha detto che sarebbe stupido, che vorrei riuscire a fare un po' più di sport. Vorrei poter dire tutte queste cose, perché significherebbe che ho smesso di pensare.

E invece, cinque anni dopo, sono ancora qui. A pensare. Vuota.

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